Praticare il kitesurf è come entrare in una nuova dimensione, profonda e appagante. Si sta in mezzo alla natura, si sfidano i suoi elementi, si vive un’euforia e un senso di libertà che continuano a pulsare dentro di noi come un richiamo, anche quando stiamo fuori dall’acqua. Sensazioni che a molti cambiano la vita.
Il kitesurf è una disciplina giovane, fa parte degli sport da tavola e si è sviluppato circa 30 anni fa nelle isole Hawaii, come dire la “Mecca” dei water sports. I primi praticanti di kitesurf sono stati i surfisti, curiosi di sperimentare nuove possibilità di cavalcare le onde. Non è un caso, perché il kitesurf nasce dal surf. È una sua evoluzione, lo dice la parola stessa. Il kite si porta dietro tutta la cultura del surf e della beach life. I kiter cercano il vento, amano la libertà, la velocità, l’amore per le onde, i viaggi, le estati senza fine.
Il vero boom della disciplina che c’è stato a partire dalla metà degli Anni 2000 con un numero sempre più alto di appassionati in tutto il mondo. Complici la pubblicità, gli articoli sui giornali e i magazine specializzati, le spiagge sempre più colorate di ali, il passaparola dell’amico ed ecco che una valanga di gente più disparata ha scoperto la disciplina, diventando di colpo malata di vento.
Dalla prima planata alla voglia insaziabile di tornare in acqua
Del resto succede a tutti così. L’euforia, la gioia e l’incredulità della prima planata è qualcosa che rimane dentro e ci accompagna per tutta la vita. Molti diventano rider durante le vacanze estive, magari in qualche destinazione esotica tra le le palme che si stagliano in spiaggia e il mare che è una tavolozza di colori magnetici. Per altri invece la sfida nel domare vento e onde si consuma in un freddo pomeriggio d’inverno con la spiaggia vuota e l’acqua gelida. Non importa, basta l’entusiasmo di iniziare una nuova avventura a pompare endorfine e scaldare il cuore.
In ogni caso il primo giorno di kitesurf per la stragrande maggioranza dei rider è nella top list dei momenti più belli della propria vita. Rimane lì tra le emozioni più forti e profonde e continua a pulsare come un richiamo, soprattutto quando stiamo fuori dall’acqua per troppo tempo e quella mancanza si trasforma in astinenza. Non si vede l’ora di tornare in acqua e ripetere quella magia.
Il kitesurf fa bene al corpo e alla mente
Al di là degli scenari, della natura, del mare che fanno da cornice a questa passione sportiva, una volta che si diventa kiter si entra in una dimensione nuova, profonda e appagante, per cui è difficile tornare indietro. Per molti praticare il kite vuol dire fuggire dalla vita ordinaria, dall’ufficio, dal divano, dalla noia di certe giornate. Uscire in kite si traduce così in una iniezione di fiducia in sé stessi, di coraggio ad affrontare l’ignoto, l’avventura e superare i propri limiti. Regala la ricchezza di avere nuovi amici in cui riconoscersi, con cui condividere la stessa passione e l’amore per il mare. Poi con il kitesurf si migliora il proprio stile di vita, si fa più attenzione all’alimentazione mangiando più frutta, verdura e frullati. Il kite è meglio di qualsiasi palestra, tonifica il corpo e non annoia mai.
Il viaggio come parte integrante della vita di un kiter
Fare kite significa anche visitare posti fantastici e fare esperienze di viaggio incredibili. Si scoprono posti selvaggi, incontaminati, sconosciuti alla maggior parte della gente, si parte alla ricerca di spot sempre nuovi inseguendo il vento. L’adrenalina che si prova quando si arriva sullo spot e non si vede l’ora di entrare in acqua e iniziare la prossima session è indescrivibile, per non parlare della soddisfazione che si ha quando si chiude una nuova manovra dopo tanti tentativi falliti. In un viaggio di kiter ci si sente parte integrante di un gruppo di persone che vivono in sintonia con la natura e hanno la stessa voglia di viaggiare in giro per il mondo con il proprio aquilone e divertirsi insieme.
Ma c’è di più. Il kitesurf è un’attività che apre la mente, ci spinge a guardarci dentro, ad aprire il proprio cuore alla natura e al mare, acquisendo una visione totalmente diversa della vita. Qualunque sia l’approccio, è difficile vedere un kiter uscire dall’acqua triste o pensieroso. Questo connubio di sport-sole-mare-amici sembra proprio la cura migliore ai banali problemi della quotidianità.
Ogni kiter ha un’intima connessione con questo sport. Per molti il kitesurf non è nemmeno una disciplina sportiva, ma un bisogno vitale, come una boccata di ossigeno. Per alcuni è come una malattia, di quelle buone, da cui non si vorrebbe mai guarire. Chi prova certe emozioni, infatti, poi non ne può più fare a meno. Ecco perché i rider si sentono parte della stessa tribù. Un mondo a parte, che chi non ha mai alzato un kite in cielo e iniziato a planare, non potrà mai capire.